martedì 27 novembre 2012

LATTE E BISCOTTI

Sto vivendo a latte e biscotti (quelli di mia figlia perché i miei non mi ricordo neanche di comperarli), faccio tutto male e di fretta, passo notti insonni e vedo scorrere le mie giornate velocemente senza concludere un granché. Sto trascurando il blog, scrivo poco e non quello che vorrei. Tutte le idee che mi vengono in mente, così come tutti i post che vorrei buttare giù, rimangono lì per poi sparire gradualmente come i sogni al risveglio, che all'inizio ti sembrano vividi e pulsanti e poi arrivi a sera e non li ricordi più. Lascio che quel momento, quello dell'ispirazione, passi in mezzo a mille altre cose. Rimando e poi non faccio. Vorrei cucinare, provare nuove ricette ma faccio la spesa e poi lascio scadere gli ingredienti. Il periodo è un po' così, ho un trasloco da organizzare, un lavoro impegnativo, una figlia da seguire e una casa da mandare avanti. Sono talmente stanca che non riesco nemmeno a provare tutto l'entusiasmo che dovrebbe esserci nel trasferirsi in una casa tanto bella, tanto desiderata e tanto pensata in ogni particolare da noi due. Ogni tanto posto una foto su instagram o un tweet, ma nulla più. Seguo però tante persone che ho conosciuto in questi mesi virtualmente e la maggior parte di esse sono donne e mamme splendide che riescono a lavorare, crescere i figli e avere un loro spazio curato e aggiornato in rete. Bonariamente un po' le invidio e mi domando come diavolo facciano. Io sono sempre stata pigra e disorganizzata ma questo mio blocco va ben oltre, è qualcosa di mentale (anche se parte da una stanchezza fisica). Sento parlare del Natale, di addobbi handmade, di liste di regali e menu. A me viene l'ansia. Perché io a Natale forse mangerò sopra qualche scatolone, ma soprattutto perché vorrei trasmettere l'atmosfera natalizia a mia figlia (che quest'anno capirà qualcosa in più rispetto all'anno scorso) ma sento che non ce la posso fare. Ci proverò eh, perché amo la magia di questo periodo, ma quest'anno lo spirito d'iniziativa mi manca parecchio, ecco.
Comunque anche se questo blog non è esattamente ciò che intendevo che fosse alla sua apertura, è una fessura attraverso la quale intravedo persone che mi piacciono. Spero che questa fessura possa mostrare spiragli di me un po' più sovente, magari seduta alla mia nuova scrivania, fatta a mano per me da mio marito (lui si che costruisce delle cose handmade stupende), accanto alla finestra dal vetro colorato della mia nuova sala.


martedì 20 novembre 2012

ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO

Vado a prendere Patonza al baby parking e una delle tate mi accoglie con gli occhi sbarrati
Tata: Sai, pensavo di farti pagare il doppio...
Io: ?!
Tata: No, scherzo ma è per dire che tua figlia è davvero impegnativa
Io: Eh lo so, nemmeno le nonne la vogliono tenere
Tata: Lei non piange, urla. Deve decidere tutto lei altrimenti si incazza. Stare qua tutto sommato non le dispiace, ma non lo ha deciso lei... quindi urla.
Io: Sì, fa lo stesso a casa quando qualcosa non le va bene. E io cerco di non cedere troppo o almeno non subito. Prima o poi i vicini di casa chiameranno gli assistenti sociali per quanto la sentono urlare.
Tata: Credimi, non stai facendo nulla di sbagliato. Sappi che hai tutto il mio sostegno morale. Anzi, non so come fai e te lo dice una che fa questo lavoro da 14 anni.
Io: ....
Tata: Comunque tua figlia è tanto bella e quando vuole è anche simpatica
Io: devo prenderla come una consolazione?
Tata: no vabbè, ma pensa fosse anche brutta (Risate)

Comunque al baby parking Patonza dorme anche 40 minuti ogni mattina (cosa impensabile a casa) e la tata impiega dai 5 ai 7 minuti per farla addormentare. Io la sera, non esagero, dalle 2 alle 3 ore. Mamma che stronza.

lunedì 12 novembre 2012

#10coseSuper...Profumate!

Ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette di vivere facendo ciò che più mi piace: scrivere. Volevo però un posto in cui scrivere a ruota libera, senza troppe regole o argomenti imposti. Ecco quindi che ho aperto questo blog. Però stasera faccio un'eccezione perché l'idea di Quando nasce una mamma mi ha fatto riaffiorare dei ricordi che avevo buttato là da qualche parte tra le mille scartoffie della mia mente. Si parla di profumi, di odori, di quelli che a risentirli ti riportano indietro nel tempo ad attimi, persone o luoghi che ti sono rimasti dentro. Troverete tutte le informazioni dell'iniziativa in questo post.
Allora saliamo sulla mia personale macchina del tempo e visitiamo insieme le 10 fermate profumate che preferisco.

1. L'odore della neve che sta per arrivare. Non è facile da descrivere, si sente prima che cominci a scendere, quando il cielo è già rossastro e l'aria si fa densa. Sono nata e vivo in una città in cui nevica molto e quindi è un odore che è sempre costante nei miei inverni.

2. Il profumo delle caldarroste. Fanno autunno, ma più ancora ottobre quindi mio compleanno.

3. Il profumo delle penne colorate "Fiorella". Fragola, viola, mela, arancio, limone e la mia preferita... uva! Era bello scrivere e poi sfogliare velocemente i quaderni di scuola per sentire il mix di profumi.

4. L'arbe magique alla vaniglia della mia prima macchina. 

5. L'odore della colla della cianografica quando arriva in redazione e tu sei stanca e sono ore che lavori ma non vedi l'ora di vedere il tuo lavoro materializzarsi nelle tue mani. E il profumo delle pagine patinate del giornale quando arriva dalla tipografia e sai che tu ne fai parte.

6. L'odore della stufa a legna che mi riporta ai primi anni di matrimonio quando abitavamo in posto davvero freddo. Lo scoppiettio della legna e quell'odore (che però aveva l'inconveniente di attaccarsi ai vestiti) mi faceva automaticamente sentire a casa.

7. L'odore della salsedine misto al profumo della Nivea. Estate.

8. Il suo profumo. Quello di quando l'ho conosciuto e aveva 17 anni e io ero già innamorata pazza.

9. Il profumo degli abbracci di mia mamma che quando è dolce sa più di buono.

10. Il più scontato: il profumo della pelle di mia figlia che è qualcosa che sto ad annusare per ore.




domenica 11 novembre 2012

AL BABY PARKING CON PATONZA


E così alla fine abbiamo deciso di mandarla al baby parking. Dopo averla vista in azione con altri bimbi, ho capito che è stata anche troppo con gli adulti. Abbiamo scelto quello che ci è sembrato più vicino al nostro modo di educare, quello che, sì, dà importanza alla creatività e alla crescita della bambina ma che ci sostiene anche nell'insegnarle che ci sono delle regole e che vanno rispettate. Le amiche dicono che ho scelto il baby più stronzo, io dico che per una figlia stronza ci vuole un baby parking stronzo.
Abbiamo iniziato con l'inserimento che consiste in un'ora per due giorni in cui partecipo anche io e tre quarti d'ora il terzo giorno in cui la bambina sta da sola. Successivamente, tre volte a settimana qualche ora da sola, per poi aggiungere anche il pranzo.
La nostra Patonza mi ha stupito, la sua solita baldanza ha lasciato spazio alla timidezza. Il primo giorno si avvicinava agli altri bambini ma con dolcezza (si avete capito bene.. io non ci volevo credere!) poi una compagna le ha tirato uno spintone e lei è caduta. Un pianto disperato che manco una telenovela sudamericana, proprio lei che fa dei voli mozzafiato e non piange mai. Dopo la caduta si è attaccata alla mia gamba come una cozza allo scoglio e per staccarla ho dovuto corromperla con un biscotto. A metà mattina spuntino per tutti: cracker e succo di frutta. Eh sì, ma nel bicchiere con il beccuccio e lei invece è abituata solo al biberon. Le nazi tate mi hanno detto che tanto il biberon non glielo danno e che si abituerà presto a bere come tutti gli altri. In effetti dopo il primo tentativo disastroso, la seconda volta è andata meglio. Non solo, la novità sembra anche piacerle.
L'ultimo giorno io dovevo mettermi in un angolino e intervenire solo in caso di bisogno. Dopo qualche minuto Patonza si è accorta che non ero nel suo raggio di azione e via con il pianto. Ho pensato “Ah ma allora un po' mi vuoi”. Sì, forse in fondo ho gongolato nel vedere che mi cercava. Sono una brutta persona, lo so, ma è che non sono proprio abituata a vederla così attaccata a me, di solito è indipendente o comunque preferisce il papà o la nonna o il cane o il giornalaio o il primo sconosciuto che incontra.
Comunque ho capito che non sarà facile, che patirà il distacco ma poi penso ai bambini che ho visto giocare serenamente e so che farà bene anche a lei.  

domenica 4 novembre 2012

OGNI SCARRAFONE...

Oggi ero con le quattro cuginette di Patonza e le rispettive mamme. Osservavo e riflettevo sullo stereotipo di mamma italiana, quella che ogni scarrafone è bello a mamma sua, quella che nega l'evidenza, quella che ho sempre sostenuto di non essere. Io non ho mai nascosto i punti deboli del mio essere mamma e ho sempre parlato di mia figlia forse più sottolineando il suo essere impegnativa o altrimenti non avrei aperto questo blog. Patonza è una bambina sveglia, di quelle che non ti fanno prendere fiato e che hanno bisogno di nuovi stimoli. Sembra sapere quello che vuole e diventa aggressiva se non lo ottiene. Non è una bambina viziata ma è una bambina capricciosa, questo sì. Per darle da mangiare ci vorrebbero due persone e per cambiarle il pannolino anche tre. Ma Patonza sorride sempre a tutti, fa ciao ciao con la manina per corromperti,  balla come se non ci fosse un domani, ti riempie la faccia di baci e molto altro. Solo che io queste cose non le ripeto come un disco incantato e non le uso come metro di comparazione con le altre bimbe, o meglio, mamme. Ma forse sbaglio. Cioè, sbaglio a dar maggior peso alle cose negative che a quelle positive della maternità perché, alla fine, vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto è frustrante. Poi vedere quello degli altri mezzo pieno lo è ancora di più. Dopo la mia osservazione mi domando se è più stereotipo di mamma italiana quella che ha la prole perfetta che mangia, dorme e non piange o se lo sono di più io che patisco il fatto che mia figlia non è la "prima della classe". Paturnie di mezzanotte.